“Morire, dormire… Dormire. Postare forse.”
Potete stare tranquilli, non abbiamo intenzione di revisionare capolavori immortali, ma sono condividere con voi una riflessione sulla morte ai tempi dei social. Leggendo una serie di commenti, abbiamo provato a catalogare gli utenti medi dei social media durante le fasi calde delle dipartite inaspettate.
Quando un personaggio famoso muore si scatenano tre fazioni degne dei casati di Westeros:
- VASTITÀ
Il gruppo Vastità è composto da quelli cinici e un po’ snob che tendono a prendere le distanze dagli eventi luttuosi vantando sia gusti upper class che totale disinteresse. È molto facile riconoscerli dai commenti del tipo “Non mi è mai piaciuto” oppure la condivisione compulsiva del famoso meme “Neanche da qui si vede la vastità del …”. Cosa spinga a commentare un evento di cui non ci si senta emotivamente coinvolti è ancora oggetto di studio.
- I FOMO
Dei FOMO (Fear Of Missing Out) fanno parte quelli che hanno paura di essere tagliati fuori rispetto al rapporto e all’interazione con gli altri, specialmente attraverso l’utilizzo dei social. Alzi la mano chi non ha tra i propri contatti quello che ogni 5 minuta posta qualsiasi cosa pur di far presente il proprio punto di vista su una determinata vicenda. Riuscire in soli 10 minuti a commentare lutti, manovre economiche e postare foto di cibo sarà a breve abilità necessaria per la richiesta del Reddito di Cittadinanza.
- I SINCERI
I sinceri sono la parte più genuina dei social, quelli che realmente sentono di dover commentare qualcosa perché empaticamente vicini all’evento. Quando muore un personaggio che ha segnato in modo evidente un periodo particolare della vita o una generazione intera, i sinceri sono emotivamente coinvolti perché è la loro stessa vita ad esserlo. Cosa c’è di più reale di ricordare un episodio che ha reso indimenticabile un momento speciale dell’infanzia o dell’adolescenza? Il rischio è cadere nel nostalgico e iniziare a fare bilanci non proprio positivi sulla propria esistenza attuale.
I social da semplice luogo di interazione sono diventati un micro mondo dove creare un’esistenza immateriale fatta di ricordi, emozioni e proiezioni. Tra troll, analfabeti funzionali, pancine e indignati, trascorriamo le nostre giornate virtuali in attesa di quel contenuto che ci fa battere forte il cuore.